Riattaccata la mano al marocchino
10 Dicembre 1994Perde le gambe, le riattaccano
17 Marzo 1999Perde le braccia, i medici le riattaccano Un cavo aveva tranciato gli arti di un giovane a Trento: operato a Torino per nove ore. Eccezionale intervento al Cto.
Un eccezionale doppio intervento chirurgico è stato compiuto sabato al Cto dal Gruppo Interdivisionale di Microchirurgia. Quattro chirurghi hanno lavorato contemporaneamente nove ore in sala operatoria per riattaccare a un giovane il braccio sinistro tranciato in un incidente sul lavoro avvenuto in Trentino Alto Adige. I medici sono riusciti a salvare non solo l’arto amputato sotto la spalla, ma anche l’altro braccio, che ha subito un’amputazione parziale all’altezza del gomito. Una corsa contro il tempo, iniziata alle 11,30 e terminata in camera operatoria alle 23,30, con un trasferimento del ferito in elicottero.
L’intervento è riuscito, Davide M. ora è in rianimazione: la prognosi è riservata, ma si salverà. Oltre alle amputazioni totale e parziale delle braccia, i medici hanno dovuto ridurgli una frattura mandibolare.
Davide è un operaio di 22 anni. Sabato mattina stava lavorando alla costruzione di una teleferica per una falegnameria. D’improvviso il cavo si è tranciato e il ragazzo è stato investito da una tremenda frustata. E’ stato trasportato al più vicino ospedale, dove però i medici hanno optato per il trasferimento d’urgenza al Cto di Torino: qui l’equipe di microchirurgia è nota per aver già effettuato diverse operazioni al limite dell’impossibile, reimpiantando fra l’altro – solo la settimana scorsa – l’avambraccio amputato a un uomo vittima di un incidente stradale.
Erano le 15 quando l’elicottero è sceso sulla piazzola del Cto. Davide è entrato in sala operatoria mezz’ora dopo. L’equipe di microchirurgia era pronta. Un intervento per molti aspetti più difficile dell’impresa realizzata a Lione, dove il 23 settembre è stato reimpiantato il braccio di un cadavere su un paziente neozelandese di 48 anni. Nel caso di Torino, infatti, i medici hanno dovuto fare i conti con due arti gravemente lesi, e non con un braccio preparato «ad hoc» per un trapianto annunciato.
Nove ore di lavoro, sotto i fari della camera operatoria, con l’orologio che scandiva secondi preziosi. Fondamentale agire in fretta, per evitare la cosiddetta sindrome di rivascolarizzazione: le tossine legate al violento trauma avrebbero potuto entrare in circolo, e anche gli arti amputati e i muscoli potevano infettarsi prima del reimpianto. «Per fortuna – commentano i chirurghi – chi ha soccorso l’operaio ha avvolto il braccio tagliato in acqua e ghiaccio, mantenendolo in questo modo “vivo”».
I quattro chirurghi hanno lavorato contemporaneamente: due sul braccio sinistro, due su quello destro, rimasto legato al resto del corpo solo da un brandello di muscolo, e con una frattura esposta. Le altre fasi dell’intervento sono esattamente quelle dell’operazione di Lione. Si è proceduto prima alla sintesi ossea, poi alla rivascolarizzazione delle arterie e delle vene. Appena il sangue ha ricominciato a scorrere e le braccia hanno riacquistato il colore rosa si è trattato di ricollegare i muscoli e i nervi pesantemente compromessi dalla frustata del cavo di teleferica. Un anestesista-rianimatore teneva sotto controllo le condizioni generali del ragazzo e il progressivo processo la rivascolarizzazione. L’ultima fase dell’operazione, alle 23, è stata la sutura della pelle.
Davide ora è in rianimazione, tenuto sedato. Verrà svegliato lentamente. E a quel punto si inizierà a parlare delle possibilità di recupero, che i medici già definiscono buone.
Fonte:
Marco Accossato
LA STAMPA 5 Ottobre 1998