Braccio riattaccato al Cto Gli ospedali lombardi non volevano operare
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19 Marzo 2018Trasferito da Brescia al Cto con l’eliambulanza
Questa è la storia di un giovane uomo di 31 anni che rischiava di perdere il braccio destro. Anzi: l’aveva già perso, risucchiato e straziato dalla vite senza fine di un macchinario per il trattamento della plastica.
Ora l’arto è stato vascolarizzato e reimpiantato. Intendiamoci: la strada resta in salita. Come spiega il dottor Bruno Battiston, direttore di Ortopedia e Traumatologia 2 con indirizzo della Chirurgia della mano, le variabili sono ancora molte: dal rischio di infezioni alla risposta neurologica. Ma sulle prospettive di recupero c’è un certo ottimismo, per ora moderato. E questo è già straordinario, considerato che normalmente lesioni di questo genere sono considerate tecnicamente difficili da trattare dai chirurghi più esperti, anche alla luce delle possibili complicazioni. Invece al Cto, dopo la vascolarizzazione effettuata ed un intervento di oltre 12 ore, una vera maratona in sala operatoria, le cose stanno andando diversamente.
I fatti. Alcuni giorni fa il ragazzo si infortuna sul luogo di lavoro in una ditta di materie plastiche in provincia di Brescia: il braccio destro viene strappato da un ingranaggio e amputato poco distante dalla spalla; un trauma gravissimo, il pezzo amputato risulta lesionato dall’ingranaggio della macchina ad altri due livelli (schiacciamento e frattura dell’avambraccio e sub-amputazione della mano).
Il paziente viene portato agli Spedali Civili di Brescia dove, preso atto della gravità della lesione, si decide di contattare altri Centri di Chirurgia della Mano in Lombardia: per vari motivi nessuno accetta un caso così difficile. Si prova con il Cto che, visionate le immagini, si dichiara disponibile. A questo punto entra in scena l’équipe medica: anestesisti del gruppo del dottor Maurizio Berardino (direttore Rianimazione), microchirurghi del gruppo diretto dal dottor Battiston, chirurghi vascolari del dottor Maurizio Merlo (direttore Chirurgia vascolare ospedaliera delle Molinette). Il paziente, trasferito con l’eliambulanza, arriva al Cto e parte l’ntervento per ricostruire i tre livelli di lesione: dopo la ricostruzione dei vasi sanguigni e delle strutture nervose di tutte le parti lesionate, a più livelli, il braccio viene reimpiantato e per ora mantiene una buona circolazione; il paziente è sottoposto a trattamento in camera iperbarica. «Abbiamo tentato il tutto per tutto, consapevoli che l’alternativa sarebbe stata la menomazione permanente di un uomo in giovane età», spiega Battiston.
Un’occasione di speranza, e una lezione per il futuro: «Altrove, causa problemi di budget, si tende ad accorpare i centri di Chirurgia della mano con i reparti di Ortopedia o di Chirurgia plastica, mentre per il momento il Piemonte li ha difesi». È il caso del Cto, centro di riferimento, e di quello del Maria Vittoria (con funzione di supporto): «Risorse importanti per evitare i costi psicologici, sociali ed economici conseguenti alle lesioni o alle amputazioni: una realtà che sovente non viene compresa».
Fonte:
Alessandro Mondo
LA STAMPA 12 Luglio 2017